La nuova voce delle aziende: il branded podcast

Cari lettori, ormai mi conoscete bene, conoscete la mia scrittura ed il mio timbro grafico, mi avete visto nelle foto e nei video animati sui nostri social, ma una cosa certamente vi è ancora sconosciuta: la mia voce. Un pensiero semplice che mi ha portato a riflettere su come, sempre più spesso, ci stiamo abituando ad ascoltare le parole dei brand proprio attraverso una voce, attraverso un nuovo strumento di comunicazione in rapidissima crescita: il branded podcast.

Sono passati pochi anni da quando questo nuovo mezzo ha fatto la sua comparsa nel panorama del marketing: nel 2015 General Electric tentò un primo approccio senza grande seguito, ma adesso le cose sembrano cambiare. Secondo Chartable (società di misurazione di podcast degli Stati Uniti), solo sulle piattaforma Apple, sono stati circa 4500 i branded podcast attivi nel 2020, con una prospettiva di raddoppio nel 2021.

Il podcast sta intercettando le persone in touchpoint mai esplorati, sta superando i limiti dell’attenzione visiva, chiedendo all’ascoltatore uno sforzo mentale minore e proponendogli un maggiore coinvolgimento emotivo.

La voce, strumento centrale del nuovo media, sposta la narrazione su un piano intimo e profondo, permettendo di instaurare una relazione e di condividere la propria storia.

Brand inclusi in questo articolo: Redbull, UniCredit, Samsung. 

Le possibilità per i marchi diventano allora infinite, qualche esempio?

Con oltre 35 puntate, dopo una prima stagione di grande successo, “How to Be Superhuman” è il racconto di RedBull, una serie di episodi su quegli atleti che sono riusciti a superare i limiti umani di resistenza. In questo caso la bevanda energetica non viene mai nominata ma il podcast esprime il core value del brand in maniera esplicita e diretta: “Redbull significa forza e tu, insieme a lui, resisti!”.

Contenuti come “Morgana”, realizzato con UniCredit, il nuovo podcast sulle sorelle Giussani, sponsorizzato da BPER Banca, o ancora il recentissimo “Donne Connesse”, lanciato da Samsung Electronics Italia il 20 settembre, sono esempi di come questo strumento possa fare anche da portavoce dell’impegno sociale dei marchi, valorizzando in questo caso, la figura della donna.

L’ascoltatore parte al buio, ed è la sua immaginazione, unita alla narrazione, ad accendere gli elementi chiave: una sottrazione che in realtà aggiunge il valore umano, rendendo il podcast un ottimo alleato per ricordare che anche nella comunicazione digitale, al di là dello schermo, ci sono delle persone in carne ed ossa.

Pensate al settore salute per esempio, dove i pazienti e i medici non coincidono con articoli da acquistare: in questo senso il potere dell’audio è capace di rendere più vicini e comprensibili degli argomenti talvolta ostici o di grande sensibilità, come ricerche in campo farmacologico, campagne di prevenzione o indicazioni su come affrontare alcuni tipi di malattie.

Un ultimo beneficio?
Sembra strano, ma il podcast rappresenta anche una scelta strategica per la SEO. Tramite il contenuto audio, le aziende hanno l’opportunità di avvicinarsi al proprio target in una maniera diversa, posizionando al contempo il proprio podcast sulla SERP e nelle grandi piattaforme di streaming.

Insomma, siamo davanti ad un nuovo mercato per le aziende e per le piattaforme di distribuzione, premiato da numeri in costante ascesa, ancora relativamente vergine e quindi estremamente competitivo per i brand. E se è vero che la mia voce non la avete ancora sentita, spero che le parole ed i consigli vi siano arrivati forti e chiari: siamo solo agli inizi di questa nuova era ma crediamo che avvicinarsi al branded podcast con curiosità, studiarne le regole ed “ascoltarne” le potenzialità, possa significare farsi pioniere, almeno per un po’, di una nuova opportunità nel mondo della comunicazione.

Buon ascolto e in bocca al lupo da Eggy!