Donne e lavoro: perché se ne parla ancora?

Per il team di Golden Eggs dovrebbe essere la normalità: una donna, infatti, esattamente come l’uomo, deve avere la possibilità di lavorare e crescere, aspirare al ruolo più ambito e importante.

E invece nel 2022, siamo ancora qui a ragionare e parlarne, a combattere contro lo stereotipo della donna che, più dell’uomo, deve pensare alla cura della casa e alle attività collaterali di sopravvivenza che le tolgono il tempo e la concentrazione al lavoro.

Lo si crede ancora perché i meccanismi di evoluzione di una società sono estremamente lenti e risentono ancora dell’influenza di un’educazione probabilmente bigotta e antica.

Noi di Golden Eggs sfidiamo la realtà: siamo un team di donne giovani, con una vita ancora da scrivere e riscrivere, pronte e dedite al lavoro, che sanno anche svagarsi e divertirsi.

Ma se noi siamo la conferma che non esistono differenze tra generi, siamo anche consapevoli delle difficoltà e di quanto la strada sia scoscesa.

Qualche esempio che ci fa toccare con mano la realtà

Qualche settimana fa Elisabetta Franchi ha rilasciato un’intervista che ha fatto scalpore. La stilista guru della moda, donna lei stessa famosa in tutto il mondo, con figli e famiglia ha dichiarato di non assumere donne under 40 perché non si può permettere assenze lunghe mesi causa maternità. Sempre lei ha poi raccontato di aver avuto dei figli con parto cesareo e di esser tornata a casa prestissimo e immediatamente al lavoro.

Il messaggio che ha trasmesso è assurdo, scientificamente e moralmente. La notizia ha fatto il giro del mondo, e ha costretto la Franchi a porgere le sue (poco convincenti) scuse.

Le donne non devono esser sole e attorno alle famiglie è possibile e doveroso creare una rete di aiuti che possa permettere ai genitori (entrambi!) di crescere con serenità i bambini, dedicando loro del tempo senza rinunciare alla carriera, che può essere motivo di orgoglio e gioia.

Una donna professionalmente soddisfatta è di certo una mamma più felice e serena, consapevole del mondo meraviglioso che potrà un giorno offrire ai propri figli.

Brand inclusi in questo articolo: Elisabetta Franchi, Diesel, Nike, Smirnoff, Spotify, Adidas

Come dicevamo in apertura, questo è solo un esempio, perché la realtà oltre i confini italiani è ancora peggiore.

Da pochi giorni è giunta una notizia dall’Afghanistan da pelle d’oca. E’ stato infatti reintrodotto l’obbligo di Burqa e velo integrale, la motivazione ha del ridicolo e servirebbe a evitare di attirare gli occhi indiscreti di altri uomini. Del resto, dall’agosto del 2021 i talebani stanno censurando ogni libertà femminile, senza rispettare le promesse sancite i primissimi giorni di occupazione.

Come si può resistere a una vita così? E noi in Occidente cosa possiamo fare?
Almeno parlarne e non tacere.

Ci sono brand che s’impegnano in prima linea

Per fortuna esistono, e sono anche moltissimi. Brand e campagne studiate appositamente stanno cercando di sensibilizzare sulla questione donna, libertà diritti e lavoro, coinvolgendo un pubblico vasto e ricevendo numerose adesioni.

  • Per la situazione in Afghanistan, La fondazione Otb di Renzo Rosso, fondatore di Diesel, ha cercato e cerca di aiutare con raccolte fondi a favore delle donne e delle proprie famiglie, permettendo a molte di loro di scappare.
  • Nike dal 2019 si è impegnata a infondere coraggio e positività . Il brand di sportswear ha un profilo Instagram completamente dedicato alle donne @nikewomen, che adesso ha raggiunto i 7 milioni, e che ogni giorno celebra la forza e il coraggio che c’è in ognuna di noi, invitando a spingersi oltre i propri limiti.
  • Nell’ambito musicale, anche in questo caso ancora fortemente maschilista, due aziende, Smirnoff e Spotify hanno creato insieme la playlist Equalizer che comprende in egual misura brani di musiciste e musicisti. Un’iniziativa per ricordarsi che il cambiamento è possibile e doveroso.

Quando le campagne non raggiungono il risultato che vorrebbero

Purtroppo accade anche questo! Adidas, celebre marchio sportivo, ha lanciato una campagna mirata a valorizzare il corpo di ogni donna che dovrebbe sentirsi a proprio agio in ogni condizione. L’effetto è pero stato un flop. La campagna ritraeva una sfilza di seni nudi ed è stata travolta dalle grida dello scandalo per la nudità, l’indelicatezza e l’uso inappropriato, almeno secondo la critica del corpo femminile. Adidas si è difesa, ma ormai era troppo tardi, e l’immagine è stata immediatamente censurata.

Questi, come detto in apertura, sono solo stimoli per considerazioni più ampie, per imparare ad essere consapevoli quindi riflettiamo, parliamo, miglioriamo, perché il mondo può essere cambiato, ci vuole un pizzico di ostinazione e cooperazione, ora però scusateci l’ovetto e le ragazze di Golden Eggs vi salutano, l’aperitivo ci aspetta.